"Nessun cessate il fuoco il Libano". Così il ministro della Difesa di Israele, Israel Katz, nel corso di un forum con generali militari. Allo stesso tempo, Katz ha detto che verrà presa in considerazione ogni proposta che permetta a Israele di vincere.
Il nuovo ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, successore di Katz, ha in precedenza però parlato di "alcuni progressi" verso una tregua in Libano e affermato che Israele sta collaborando con gli Stati Uniti in questa direzione. Secondo un portavoce del movimento sciita Hezbollah, citato dal Times of Israel, il gruppo comunque, finora, non ha ricevuto alcuna proposta ufficiale di cessate il fuoco.
Sa'ar ha poi risposto all'appello che i leader arabi e musulmani hanno fatto durante il vertice congiunto della Lega Araba e dell'Organizzazione per la cooperazione islamica, all’unità dei Territori palestinesi in un unico Stato, che includa Gerusalemme est. Secondo il ministro degli Esteri israeliano, la creazione di uno Stato palestinese non è una "posizione realistica".
Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha espresso la speranza che Israele possa annettere la Cisgiordania occupata l'anno prossimo. "Il 2025", ha detto, "è l'anno della sovranità in Giudea e Samaria". Secondo le sue parole, anche la rielezione di Donald Trump alla carica di presidente degli Stati Uniti potrebbe rappresentare una "importante opportunità", resta da vedere quindi se il nuovo capo della Casa Bianca asseconderà il desiderio della destra israeliana. "Non ho dubbi che il presidente Trump, che ha mostrato coraggio e determinazione nelle sue decisioni nel suo primo mandato, sosterrà Israele in questa mossa", ha detto ancora Smotrich.
Intanto un portavoce dell'Onu ha dichiarato che le autorità di Tel Aviv continuano a negare l'accesso dei convogli umanitari a nord di Gaza. La maggior parte delle richieste di accesso viene infatti respinta, quelle poche che vengono autorizzate, spesso vengono bloccate durante il percorso. Solo a ottobre, Israele ha negato l'85% delle in tutto 98 richieste di accesso a missioni umanitarie coordinate. È stata inoltre negata anche la possibilità di evacuare dalla città di Jabalya uno degli operatori umanitari feriti.