I cambiamenti climatici, ma anche le attività umane, stanno portando la foresta amazzonica a un punto di non ritorno: sarebbe ormai così fragile che anche il più piccolo disturbo potrebbe compromettere in modo un brusco e definitivo l'ecosistema.
Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista “Nature” e condotto dall'Università Federale di Santa Catarina in Brasile, in collaborazione con gli scienziati dell’Università di Birmingham. Secondo gli esperti il riscaldamento globale, che impatta sulle precipitazioni, e la deforestazione stanno spingendo l’Amazzonia verso un collasso parziale o totale.
“L’aumento delle temperature, le siccità estreme e gli incendi – ha spiegato Adriane Esquivel-Muelbert, dell'Istituto di ricerca forestale di Birmingham – possono influenzare il funzionamento delle foreste e modificare le specie arboree che hanno la funzione di arricchire il sistema forestale”.
Fra i possibili stravolgimenti dell'ecosistema ipotizzati c’è quello di una foresta in grado di riprendersi, ma intrappolata in uno stato di degrado e dominata da bambù e viti, oppure di una foresta che non riesce a riprendersi e rimane imprigionata in uno stato di chioma aperta e infiammabile.
Per cercare di fermare il processo, dicono gli studiosi, sarà fondamentale la cooperazione tra i Paesi amazzonici per porre fine alla deforestazione in favore del ripristino, ma ci vuole anche lo sforzo globale per fermare le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Alessandro Martegani