Tre miliardi di euro per contribuire a tenere a galla le economie dei paesi candidati e del vicinato UE colpite dalla crisi del COVID19: questo il pacchetto d'emergenza approvato mercoledì dalla Commissione europea per mitigare gli attesi effetti negativi della pandemia in paesi considerati strategici dall'Unione europea.
L'intervento più sostanzioso è diretto all'Ucraina, ma una fetta importante del pacchetto – pari a 750 milioni di euro - è diretta ai paesi dei Balcani occidentali, con interventi flessibili che vanno dai 60 milioni offerti al Montenegro fino ai 250 resi disponibili alla Bosnia Erzegovina.
L'unico paese della regione a non essere incluso è la Serbia, visto che uno dei criteri di eligibilità per accedere ai fondi è quello di aver chiesto al Fondo monetario internazionale liquidità d'emergenza.
“Al momento non abbiamo bisogno del denaro dell'FMI, anche perché i tassi del prestito per noi sarebbero onerosi”, aveva dichiarato nelle settimane scorse il presidente serbo Aleksandar Vucic.
La Commissione ha specificato che i fondi saranno disponibili per un periodo di un anno, e che le condizioni di utilizzo verranno definite con ognuno dei singoli stati che ne faranno richiesta a condizioni che vengono definite “estremamente favorevoli”.
Con questo intervento economico l'UE tenta quindi di dare un segnale tangibile verso i Balcani occidentali e di recuperare la propria autorevolezza nell'area dopo la debole risposta fornita all'inizio della pandemia, quando Cina e Russia, con alcune rapide azioni di solidarietà avevano guadagnato forte riconoscenza e visibilità nella regione..
Francesco Martino