Mentre i governi europei continuano a litigare sulla riforma di Dublino, il numero dei richiedenti asilo nell'Ue continuano a calare. Tra il 2016 e il 2017, si sono quasi dimezzate e la riduzione sembra proseguire nell'anno in corso. E' quanto emerge dai dati dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (Easo) che ha pubblicato la sua relazione annuale 2017 sulla situazione dell'asilo nell'Unione europea.
Diminuiti arrivi da rotta centrale del Mediterraneo
Dal rapporto emerge che "il calo significativo delle domande di asilo nel 2017 si è stabilizzato all'inizio del 2018": nel 2017 ci sono state 728.470 domande di protezione internazionale nell'Ue, una cifra che rappresenta un calo del 44% rispetto al 2016, quando c'erano state quasi 1,3 milioni di domande. I dati provvisori per l'inizio del 2018 (gennaio-aprile) mostrano che i livelli di applicazione si sono stabilizzati a una media inferiore a 50.000 al mese. Secondo la relazione annuale dell'Easo, nel corso del 2017, "la pressione migratoria alle frontiere esterne dell'Ue è rimasta elevata, ma è diminuita per il secondo anno consecutivo, principalmente sulle rotte del Mediterraneo orientale e centrale, mentre si è registrato un aumento senza precedenti sulla rotta del Mediterraneo occidentale".
Un richiedente su 5 è siriano o iracheno
Nel complesso il numero di domande di asilo registrate nel 2017 è diminuito, anche "se alcuni paesi hanno fatto notare aumenti considerevoli". La Siria (15%), l'Iraq (7%) e l'Afghanistan (7%) sono rimasti i primi tre paesi di origine dei richiedenti asilo nell'Ue. Gli stessi paesi che hanno visto i maggiori interventi militari degli ultimi vent'anni. A questi seguirono Nigeria, Pakistan, Eritrea, Albania, Bangladesh, Guinea e Iran. Rispetto al numero di casi pendenti, alla fine del 2017 ci sono state 954.100 domande di asilo in attesa di risposta, il che rappresenta un calo del 16% rispetto alla fine del 2016. Ciò riflette il minor numero di domande e suggerisce una maggiore efficienza nel gestione dei sistemi degli Stati membri e del sistema europeo comune di asilo (CEAS). Allo stesso tempo, il numero di casi in attesa di una decisione in seconda istanza (appello) è più che raddoppiato dalla fine del 2016.
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue