Passato contro futuro: dopo la trentennale disputa sul nome con la Grecia, è ancora la storia a creare ostacoli all'integrazione europea della Macedonia del nord. Ora però è la Bulgaria a minacciare un “no” alla partenza dei negoziati di adesione di Skopje, stavolta a causa di Gotse Delchev, rivoluzionario anti-ottomano rivendicato da entrambe le parti.
Nel 2017 Bulgaria e Macedonia del nord hanno firmato un trattato di buon vicinato che ha istituito una commissione bilaterale, col compito di appianare le dispute sull'interpretazione di numerosi eventi storici contesi tra le parti.
Tra questi l'identità di Gotse Delchev, eroe battutosi e morto a inizio '900 per la liberazione della Macedonia storica dalla dominazione ottomana, e che oggi sia Bulgaria che Macedonia del nord considerano una figura chiave della propria identità nazionale.
La commissione dovrebbe trovare una formula in grado di soddisfare le rivendicazioni di Sofia e di Skopje ma, accusa la Bulgaria, questa non riesce a riunirsi da mesi per colpa della delegazione macedone, che avrebbe rifiutato reiterati inviti da parte bulgara.
I macedoni si giustificano con la turbolenta situazione politica nel paese, che per lunghi mesi è stata guidata da un governo tecnico in attesa delle elezioni politiche di luglio, che hanno confermato al potere i socialdemocratici di Zoran Zaev.
La tensione, però, rimane visibile: tanto che l'opposizione macedone nei giorni scorsi ha sfruttato l'occasione per scendere in piazza contro l'esecutivo accusato di voler “tradire” l'eredità storica di Delchev dopo essere scesa a un doloroso compromesso con la Grecia, che ha portato alla modifica del nome del paese da Macedonia a Macedonia del nord.
Francesco Martino