Dopo una trattativa di quasi 16 ore, i negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Patto di stabilità. L'Eurocamera ottiene qualche piccolo spazio in più per gli investimenti pubblici e più margini per deviare sui percorsi di spesa in caso di circostanze eccezionali.
Le nuove regole partiranno subito: gli Stati dovranno presentare entro il 20 settembre di quest'anno i primi piani di spesa a quattro anni, estendibili fino a sette. Per dar spazio agli investimenti, il Parlamento europeo ha ottenuto che venga scorporata dal conteggio complessivo della spesa pubblica quella relativa ai progetti cofinanziati dall'Ue. Inoltre, gli investimenti già avviati nelle aree prioritarie per l'Unione, come transizione climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa saranno presi in considerazione nella relazione della Commissione, evitando così una tagliola che ha spesso attivato procedure per disavanzo eccessivo. Sulla stessa falsariga la decisione di richiedere deviazioni dai piani di spesa concordati in caso di circostanze eccezionali capaci di determinare un impatto notevole sui conti, anche più di una volta.
La riforma, giunta dopo 25 anni dall'intesa comune sui conti pubblici europei, è incentrata su piani pluriennali di spesa sui quali gli Stati avranno autonomia, salvo per l'obiettivo di aggiustamento o 'traiettoria tecnica' che verrà calcolato dalla Commissione. In altri termini, questo significa che sono state inserite clausole di "salvaguardia". Le nuove norme prevederanno una traiettoria di riduzione dei deficit e dei debiti, quando questi sono superiori, rispettivamente, al 3 e al 60% del prodotto interno lordo. La traiettoria sarà messa a punto dalla Commissione europea e sarà basata sulla spesa netta dei singoli paesi.
Secondo la presidenza belga di turno dell'Unione europea, le nuove norme miglioreranno significativamente il quadro esistente, perché contribuiscono a garantire regole efficaci e applicabili a tutti i paesi dell'Unione, rafforzerando l'attenzione sulle riforme strutturali e promuovendo gli investimenti, la crescita e la creazione di posti di lavoro.
Valerio Fabbri
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