La Croazia procede a grandi passi verso il traguardo rappresentato dall'ingresso nello Spazio Schengen già all'inizio del prossimo anno. Non è però ancora il caso di cantare vittoria, avvertono gli osservatori a Zagabria. Le decisioni che contano devono essere ancora prese. Incoraggia sicuramente il fatto che la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo abbia appoggiato a maggioranza dei voti l'adesione della Croazia allo Spazio Schengen a partire da Capodanno. La Commissione ha approvato infatti con 45 voti a favore, 8 contrari e 5 astenuti il rapporto del relatore Paulo Rangel nel quale si rileva che la Croazia adempie a tutti i criteri per l'adesione all'Area senza frontiere per cui non vi sono ostacoli al suo ingresso nello Spazio Schengen. Al rapporto di Rangel sono stati aggiunti alcuni emendamenti di compromesso che impongono a Zagabria d'informare sulla situazione alle frontiere gli organismi europei entro sei mesi dall'ingresso in Schengen.
La decisione presa dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni dovrebbe essere confermata il 9 novembre dall'Europarlamento in sessione plenaria. Nemmeno quella volta si potrà però dire che i giochi sono fatti. La decisione definitiva infatti spetta soltanto agli Stati. Zagabria potrà tirare un sospiro di sollievo solamente quando il Consiglio europeo avrà dato il via libera all'entrata nell'Area di Schengen. Se tutto andrà per il verso giusto ciò dovrebbe avvenire nella prima metà di dicembre. Ma per il momento, ammoniscono gli osservatori, i giochi sono ancora aperti. Ha suscitato perplessità in questo contesto la notizia diffusa dal Delo, secondo la quale il governo sloveno starebbe preparando una dichiarazione unilaterale nella quale si affermerebbe che Zagabria - con l'accesso all'Area Schengen - riconosce la sentenza della Corte internazionale d'arbitrato sul contenzioso confinario. Il Ministro per gli sloveni nel mondo, in visita a Zagabria, Matej Arčon, ha smentito la notizia. La Croazia, lo ricordiamo, non riconosce la sentenza del Tribunale d'arbitrato. Le voci di questi giorni sono comunque un segnale che le diplomazie sono ancora all'opera in modo silenzioso e che la prudenza resta d'obbligo.
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