Sono sempre più drammatici i contorni della tragedia che ha colpito la Spagna. Il Centro di coordinamento integrato, che gestisce l'emergenza inondazioni, ha aggiornato il bilancio delle vittime, salito a 207 morti accertati nella Comunità Valenciana, a cui vanno aggiunti altri due decessi in Castilla-La Mancha e uno a Malaga, in Andalusia. Ma il bilancio è destinato ad aumentare, perché mancano all'appello 1.900 dispersi. Intanto, la situazione per la mobilità e quindi per i soccorsi resta complicata, con almeno 80 km di rete stradale saltati, rendendo inagibile l'austostrada che collega Valencia a Madrid. Questo non ha impedito a oltre 50mila volontari di arrivare nell'area, anche se le autorità chiedono di interrompere l'afflusso per evitare di intasare la circolazione.
La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha inviato altri 500 soldati, che si uniranno ai 1.205 soldati dell'Unità di emergenza per assistere i territori colpiti dall'alluvione.
Ma l'allerta meteo per la perturbazione Dana non è ancora finita. Si registra infatti una nuova allerta rossa, questa volta nella provincia di Huelva, in Andalusia. L'allerta arancione, ovvero di livello 2, è scattata invece per le Isole Baleari, dove molti voli hanno subito ritardi o cancellazioni e sono state sospese le attività all'aperto. Gli inviti alla prudenza da parte del premier, Pedro Sanchez, suonano anche come un'autodifesa politica. Sul banco degli imputati è finita l'Agenzia meteorologica statale, accusata di non aver avvertito chiaramente le autorità regionali del pericolo che poteva rappresentare la Dana. Il governatore regionale, del Partito popolare, Carlos Mazón, è al centro delle polemiche per aver inviato l'allarme sui telefoni dei cittadini martedì alle ore 20, quando ormai l'acqua era alta e molte persone erano già rimaste intrappolate. Una polemica politica che, di certo, non facilita il lavoro dei soccorsi.
Valerio Fabbri