Il Tribunale di Francoforte, in Germania, ha condannato al carcere a vita uno jihadista dello Stato Islamico riconosciuto colpevole di avere procurato la morte per disidratazione di una bambina yazida di 5 anni, comprata come schiava, a Falluja, in Iraq, nel 2015. Il condannato, un irakeno di 29 anni, e' stato riconosciuto colpevole di genocidio e di un crimine di guerra. Il Presidente dei giudici Koller ha ricordato che si tratta del primo caso al mondo di condanna dello Stato Islamico contro la minoranza yazida. La moglie era stata condannata per lo stesso reato a dieci anni di carcere dal Tribunale di Monaco lo scorso settembre. Il premio Nobel per la Pace 2018 Nadia Murad ha definito una vittoria per gli yazidi il verdetto, una sentenza storica che riconosce i crimini commessi dallo Stato Islamico contro la comunita' yazida. Secondo i pubblici ministeri tedeschi, l'uomo aveva acquistato una donna e sua figlia di 5 anni come schiave in una base dello Stato Islamico in Siria nel 2015. Le due donne erano state fatte prigioniere dagli jihadisti nella citta' di Kocho, nel nord dell'Iraq, ed erano state vendute e rivendute numerose volte come schiave dal gruppo. Lo jihadista e' stato riconosciuto colpevole anche di avere preso parte all'assassinio di oltre 3 mila yazidi e alla riduzione in schiavitu' di oltre 7 mila tra donne e bambine. Lo jihadista era stato arrestato in Grecia nel 2019 ed estradato in Germania dove i familiari della bambina hanno fatto causa. Nel corso del processo la moglie e' comparsa come testimone a carico. Gli yazidi sono un'antica minoranza religiosa della Siria orientale e dell'Iraq settentrionale che combinano credenze zoroastriane, cristiane, manichee, ebraiche e musulmane. Le persecuzioni effettuate dallo Stato Islamico hanno decimato gran parte della comunita' di 550 mila persone. Secondo il codice penale internazionale tedesco si considera genocidio se una persona ha ucciso, causato gravi lesioni fisiche o mentali a un membro di un gruppo o trasferito un bambino con la forza o con l'intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, razziale, religioso o etnico.
Franco de Stefani