In merito al Giorno del ricordo è intervenuta oggi l'Associazione degli ex combattenti per i valori della Lotta popolare di liberazione. Per gli sloveni, affermano, il 10 febbraio 1947, è una delle date più importanti della loro storia. Una data che "definì la modifica del confine orientale italiano determinato dal Trattato di Rapallo nel 1920, per cui alla Jugoslavia fu annesso gran parte del territorio richiesto". La decisione, si legge nel comunicato, fu "significativamente influenzata dal contributo dei partigiani sloveni alla vittoria degli alleati" e con ciò furono "ampiamente realizzate le aspettative" di un popolo esposto "al genocidio culturale fascista".
Per l'Italia il 10 febbraio "ha un significato diverso". Nel messaggio, firmato dal presidente dell'Associazione degli ex combattenti Marijan Križman, si rileva che dopo la modifica del confine "la stragrande maggioranza" degli italiani d'Istria, Fiume e Zara "lasciò la propria città natale". Una partenza "influenzata tra l'altro - scrive Križman - dalle pressioni delle autorità jugoslave, dai pregiudizi verso gli slavi e dalla propaganda del governo italiano riguardo agli arresti e alle esecuzioni compiute dagli appartenenti al movimento di liberazione". In conclusione si afferma che "L'Italia ha tutto il diritto di ricordare questi eventi traumatici ma, nonostante le ricerche svolte sul tema da parte degli storici italiani e sloveni, la maggioranza della politica italiana preferisce ricorrere a manipolazioni".
Presenti alla conferenza stampa di Capodistria anche il rappresentante dell'Unione antifascista della Croazia, Edi Andreašić, ed il presidente provinciale FVG dell'ANPI, Fabio Vallon, che - al microfono di Tjaša Škamperle - ha ribadito quanto sia importante fornire un quadro storico completo ed equilibrato. "Se cerchi di raccontare le cose nella loro completezza, se va bene, passi per riduzionista se non negazionista - dice Vallon -. I veri negazionisti sono in realtà quelli che non raccontano tutta la storia e non permettono alle persone di farsi un'opinione su quello che è successo veramente in queste terre nostre. Poi è facile parlare di convivenza di amicizia tra i popoli - conclude - La convivenza e l'amicizia dei popoli si basa sulla correttezza e sul riconoscimento delle colpe, degli oneri e delle cose che sono successe". (red)
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