Entro il 2050 i ghiacciai delle Alpi potrebbero aver perso metà del proprio volume, o peggio. È il quadro sconfortante che emerge da uno studio dell’Università di Losanna e pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.
Gli scienziati svizzeri hanno creato delle simulazioni che sfruttano algoritmi basati sull’intelligenza artificiale, valutando l’impatto del riscaldamento globale sui ghiacciai delle Alpi, e la conclusione non è stata positiva: se il ritmo del riscaldamento globale proseguisse a un tasso simile a quello osservato negli ultimi 20 anni, i ghiacciai sarebbero destinati a dimezzarsi entro il 2050, perdendo circa il 46 per cento del loro volume, percentuale che sale a 65 se si considera solo l’andamento degli ultimi 10 anni, in cui le temperature e lo scioglimento dei ghiacci sembrano aver accelerato.
Si tratta fra l’altro di un processo su cui non si può fare molto a breve termine: anche se, ipotesi di scuola, il riscaldamento globale dovesse arrestarsi completamente quest’anno, le Alpi perderebbero comunque almeno un terzo dei loro ghiacciai entro il 2050.
La previsione fra l’altro rischia di essere addirittura ottimistica: Samuel Cook, a capo del team di ricercatori di Losanna, ha spiegato che “i dati utilizzati per costruire gli scenari si fermano al 2022, che è stato seguito da un anno eccezionalmente caldo” ed è quindi probabile che “la situazione sarà ben peggiore”.
Previsioni preoccupanti, che fra l’altro non sono isolate: i dati infatti corrispondono a quelli diffusi la scorsa estate da Greenpeace Italia e dal Comitato Glaciologico Italiano, secondo cui fino all’80 per cento dei ghiacciai alpini italiani rischia di scomparire entro il 2060.
Non si tratta solo di una questione statistica o di un impatto estetico sugli scenari delle montagne: secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Earth and Planetary Science Letters”, compiuto dall’Università di Utrecht, il ritiro dei ghiacciai lascerà esposte aree sempre maggiori di pareti rocciose, facendo aumentare nel breve periodo il rischio di frane.
Alessandro Martegani