Come previsto il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, non è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco, ma dal cardinale Pietro Parolin. I due, in un clima disteso hanno discusso per circa 45 minuti, dei rispettivi punti di vista riguardo i rapporti con la Cina, ma anche di alcune zone di conflitto e di crisi, come il Caucaso, il Medio Oriente ed il Mediterraneo Orientale e della collaborazione bilaterale ed internazionale nel contrasto al Covid-19. Pompeo, in precedenza, aveva attaccato il Vaticano per l'accordo con la Cina sulle nomine dei vescovi, scatenando la dura risposta di monsignor Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che aveva dichiarato: "Trump non strumentalizzi il Papa per la sua campagna elettorale". Qualche giorno fa il Vaticano aveva fatto sapere di voler rinnovare l'Accordo firmato con la Cina due anni fa sulle nomine dei vescovi "per un altro periodo di tempo". Un accordo che Pompeo aveva aspramente messo in discussione con un articolo su una rivista cattolica conservatrice americana. La Santa Sede ha espresso sorpresa per l'articolo ed anche perplessità riguardo il fatto che il dissenso sulla Cina, non segreto, avrebbe potuto essere discusso nel corso dell'udienza anziché venire sbandierato anticipatamente, tanto da farlo sembrare legato più che altro alla campagna elettorale per le presidenziali statunitensi. Per questo il Papa aveva detto chiaramente che non riceve personalità politiche in campagna elettorale. La sfida tra Trump e Biden, del resto, è anche quella di conquistare l'elettorato cattolico, molto diviso. Proprio negli ultimi giorni l'attuale presidente degli USA ha nominato alla Corte Suprema la cattolica Amy Coney Barrett, conservatrice carismatica, nel tentativo di cavalcare il tema. è quindi normale che Papa Francesco si tenga a distanza dalla contesa elettorale, senza peraltro mettere in dubbio la linea di dialogo con la Cina, avviata già dai suoi predecessori, con un occhio alla diffusione del cattolicesimo in Asia. Ma il Vaticano non chiude la porta nemmeno all'amministrazione degli Stati Uniti. Tutto ciò mentre il Consiglio Europeo sottolinea "le sue forti preoccupazioni" per la situazione dei diritti umani in Cina e ad Hong Kong.
Davide Fifaco