Active Room rappresenta un'importante soluzione che segna una svolta nel campo della riabilitazione post malattia. La sala dell'Ospedale di Isola, dotata di strumenti all'avanguardia come ecografi e occhiali particolari, rappresenta un ponte tra la ricerca scientifica e la pratica clinica, unendo le competenze di esperti sloveni e italiani per offrire ai pazienti le cure più efficaci. Grazie alla realtà virtuale e a sofisticati algoritmi, la Active Room crea un ambiente immersivo e interattivo, personalizzato sulle esigenze di ogni singolo paziente. Attraverso esercizi ludici e stimolanti, vengono riattivate le connessioni neurali danneggiate dall'ischemia migliorando significativamente le funzioni cognitive, motorie e del linguaggio. I sensori integrati nel sistema monitorano costantemente i progressi, adattando in tempo reale la terapia per garantire un percorso di recupero ottimale e motivante. Man mano che le condizioni di salute migliorano è possibile passare a sistemi di realtà virtuale più complessi, che guidano il paziente in percorsi virtuali e lo invitano a compiere movimenti sempre più precisi. Attualmente la riabilitazione è disponibile solo per coloro che soddisfano determinate condizioni. Come ha spiegato il neurologo Bojan Rojc, vengono inclusi nel programma due o tre pazienti al mese. L'obiettivo futuro è di ampliare il servizio un pubblico più ampio, includendo persone affette anche da altre patologie. Tuttavia, prima di procedere, è fondamentale condurre ulteriori studi per garantire la massima sicurezza e efficacia del trattamento. L'ospedale di Isola ha deciso di investire in questa tecnologia all'avanguardia, consapevole del suo enorme potenziale. Grazie al progetto Interreg di cooperazione transfrontaliera Slovenia-Italia, l'ospedale ha potuto acquisire le attrezzature che saranno utilizzate per la riabilitazione di un numero sempre maggiore di pazienti. Oltre all'Ospedale di Isola sono partner nel progetto il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute dell'Università di Trieste, il Centro ricerche scientifiche (ZRS) di Capodistria e l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina.
Alessia Mitar