Prendendo parte ad una riunione informale dei ministri degli Esteri Ue, il capo dicastero per gli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha chiesto "all'Unione Europea di svolgere un ruolo e di dire a voce alta e chiara che qualcosa deve essere fatto ora" riguardo la guerra in Ucraina. Vuole infatti ottenere il permesso di usare armi, fornite dai paesi alleati, tra cui gli Stati Uniti, anche sul territorio russo per colpire "obiettivi militari legittimi", e non solo per la difesa. Favorevole all'abolizione delle restrizioni sull'uso delle armi l'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell; diversi però gli Stati contrari per evitare un'escalation del conflitto armato, tra cui Italia e Ungheria. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha infatti scritto su Facebook che Budapest non vuole altre armi in Ucraina, altri morti o un'escalation della guerra, "continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso", ha aggiunto.
Altro tema sollevato da Kuleba a Bruxelles i ritardi nella fornitura delle armi promesse all'Ucraina, alcuni "eccessivamente lunghi", ha affermato.
Un'alta fonte diplomatica europea, citata dall'Ansa, ha dichiarato intanto che questo ritardo può essere facilmente percepito dagli ucraini come una spinta verso i negoziati con la Russia e che si rende ora necessaria una via d'uscita dalla guerra. Kiev però vuole chiudere la questione alle sue condizioni, perciò ha deciso di attaccare Kursk, "per avere qualcosa da trattare con Mosca, visto che potrebbe essere costretta ad avviare le trattative prima delle elezioni americane".
Per il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, comunque, dopo l'offensiva ucraina a Kursk, "la questione dei negoziati per una soluzione non è rilevante".
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