Neanche il coronavirus riesce a placare il surriscaldato teatro politico in Kosovo: ennesimo colpo di scena giovedì, quando il presidente Thaçi ha consegnato ad Avdullah Hoti, della Lega democratica del Kosovo il mandato per formare un nuovo governo.
L'iniziativa è stata denunciata come anticostituzionale da Albin Kurti, leader del movimento Vetëvendosje e oggi premier sfiduciato proprio dagli ex-alleati della Lega democratica, che a marzo hanno affossato il suo governo criticando le misure anti-COVID19 e contestando agli alleati di governo di mettere a rischio i rapporti con l'alleato americano.
Da allora tra Thaçi e Kurti è stato un lungo braccio di ferro: Kurti chiedeva elezioni anticipate, mentre Thaçi insisteva che Vetëvendosje nominasse un altro premier in pectore. Il movimento di Kurti non ha presentato nomi, ma neanche rifiutato ufficialmente il diritto – che gli spetta in quanto primo partito – di provare a creare un nuovo governo.
Alla fine Thaçi ha scavalcato Kurti consegnando il mandato al secondo partito, che potrebbe governare in collaborazione con l'ex premier Ramush Haradinaj e altri partiti minori, riportando così al potere quella classe politica punita dalle urne lo scorso ottobre tra accuse di corruzione e nepotismo.
Uno scenario che però non sembra dispiacere agli Stati Uniti, che intendono far ripartire in fretta il dialogo tra Serbia e Kosovo e che non hanno mai nascosto di considerare Kurti un ostacolo. Il passaggio forzato di consegne crea però un visibile scontento nell'opinione pubblica kosovara e potrebbe rianimare violente proteste di piazza, nonostante le misure di contenimento della pandemia.
Francesco Martino