Foto: Reuters
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Il Comitato dei rappresentanti permanenti dell'Ue accusa il premier ungherese Viktor Orban di aver agito senza autorizzazione, mentre Budapest continua a sostenere che non si è trattato di una visita in rappresentanza dell'Unione europea. I 25 ambasciatori, tranne quello slovacco, hanno putato il dito contro Orban per esser andato contro lo spirito delle conclusioni del Consiglio europeo. Tuttavia, nessuno ha sollevato il tema della fine anticipata della presidenza di turno ungherese, una possibilità sollevata nei giorni scorsi da diversi diplomatici Ue. Molte sono state quindi le critiche ma, per il momento, non è stata intrapresa nessuna misura concreta. Si pensa però a un boicottaggio velato, dai vertici si starebbe infatti studiando la possibilità di inviare solo funzionari ai consigli informali e di non conferire al primo ministro alcun incarico politico. Particolarmente dura è stata Kaja Kallas, primo ministro estone e candidata a prossimo responsabile della politica estera Ue, secondo cui Viktor Orban non rappresenta in alcun modo l'Ue, ma starebbe semplicemente sfruttando la sua posizione per creare confusione. Per Kallas i viaggi non autorizzati all'estero rappresentano una chiara violazione del trattato sull'Europa. A confermarlo sarebbe anche la Direzione degli affari giuridici del Consiglio Ue, citata dal Financial Times, secondo cui Orban avrebbe violato l'articolo 24, che stabilisce il principio di leale cooperazione che, tra l'altro, esige da ogni paese membro l'attuazione di una politica estera e di sicurezza fondata sulla reciproca solidarietà. Un'argomentazione che Budapest definisce "tirata per i capelli"; il ministro ungherese degli Affari europei Janos Boka ha infatti più volte ribadito che l'Ungheria ha uno stile proprio nel gestire la presidenza e che le visite non sono state condotte a nome dell’UE ma si è semplicemente trattato di incontri bilaterali dei quali sono stati informati sia il presidente del Consiglio Ue Charles Michel che i Capi di Stato e di governo.

M.N.