La Cina si avvia a superare l'Europa non solo nella velocità della sua crescita economica, ma anche nelle politiche ambientali. Il colosso asiatico sta sostenendo con forza gli investimenti nella produzione di veicoli a impatto zero, surclassando in questo campo l'Ue. Nell’ultimo anno, secondo le cifre elaborate dalla Ong Transport & Environment (T&E). Pechino produce un terzo di automobili in più rispetto all’Europa: nel 2017 sono state 23,5 milioni contro 17. Certo il mercato cinese è molto più vasto ma questa vastità da sola non basta a spiegare l’enorme disparità di investimenti.
Cina? il 12% di auto a emissioni zero entro il 2020
Alla base ci sono precise scelte politiche. La politica cinese in materia di veicoli puliti prevede che i costruttori di automobili ottengano crediti per la produzione di veicoli elettrici equivalenti al 10% del mercato complessivo delle autovetture nel 2019 e al 12% nel 2020. Considerando la struttura del credito, l’obiettivo per il 2020 si tradurrebbe in veicoli a zero emissioni pari a circa il 4% di tutti quelli venduti. Nel novembre dello scorso anno, la Commissione europea ha proposto nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 delle autovetture del 15% e del 30% rispettivamente nel 2025 e nel 2030, ma non ha posto nessun obiettivo significativo sulle vendite di veicoli a zero emissioni.
L'appello di Greenpeace e Legambiente
In vista del Consiglio Ambiente di lunedì le principali associazioni ambientaliste italiane, tra cui Greenpeace e Legambiente hanno invitato il ministro Sergio Costa a introdurre obiettivi di vendita obbligatori per i veicoli Low e Zero Emission e a sostenere obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2. “Bisogna convergere verso la produzione di veicoli a zero emissioni. A tal fine, e per garantire posti di lavoro nel settore automobilistico in Europa e non in Asia, il Parlamento europeo e i governi dell’Ue devono fissare un obiettivo vincolante di riduzione del 20% delle emissioni di CO2 per il 2025 ed uno sulle vendite di veicoli elettrici”, ha chiesto Veronica Aneris, rappresentante italiana di Transport & Environment, secondo cui è proprio il mandato per i veicoli a emissioni zero introdotto dalla Cina “il fattore principale della sua leadership nel settore della mobilità elettrica”. E puntare sulla mobilità elettrica è importante per l'ambiente se pensiamo che le automobili e i furgoni sono responsabili dei due terzi delle emissioni di carbonio prodotte dai trasporti, il settore con le emissioni più elevate dell’Ue, con il 27% delle emissioni totali di CO2. Si tratta dell’unico settore il cui impatto sul clima è aumentato dal 1990, ricorda la Ong.
Le mosse delle case europee
Alcune imprese si stanno già muovendo autonomamente per non restare indietro. Volkswagen, Daimler e Renault-Nissan stanno gareggiando per investire nella produzione cinese di veicoli elettrici. Il più grande produttore automobilistico europeo, il Gruppo Volkswagen, è in testa con una joint venture da 10 miliardi di euro con la cinese Anhui Jianghuai nell’ambito dell’iniziativa Roadmap E per aumentare le vendite di veicoli elettrici a 1,5 milioni di euro entro il 2025, Nissan ha promesso 8 miliardi di euro come parte di una joint venture con Renault e Dongfeng nel tentativo di diventare il principale produttore di veicoli elettrici in Cina. Daimler AG si è associata con la cinese Baic in una joint venture da 1,6 miliardi di euro per aumentare la produzione di veicoli elettrici Mercedes nel nuovo stabilimento di Pechino.
Il driver degli investimenti
Le case automobilistiche sono state chiare su come il forte mandato cinese sui veicoli rappresenti il driver principale dei loro investimenti. “L’Europa non può perdere il treno della green economy e lasciare alla Cina la crescita dei green job. L’auto elettrica, su cui tutti i produttori stanno investendo nel mondo, deve essere prodotta in Europa con quote ragionevoli e non marginali. Siamo in un momento cruciale e la partita si può ancora vincere, ma servono le giuste politiche industriali”, ha dichiarato Anna Gerometta, presidente dell'associazione Cittadini per l’aria.
Alfonso Bianchi
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue