In un paese portato sempre ad esempio come realtà che ha fatto i conti con il proprio passato nazista e le proprie responsabilità nella Shoah, uno studio commissionato dal Congresso mondiale ebraico rivela che il 27% della popolazione e il 18% dell’élite economica hanno schemi di pensiero di matrice antisemita.
Secondo questa ricerca, l’antisemitismo sarebbe cresciuto in Germania, dove negli ultimi anni sarebbe stato nuovamente sdoganato quello che probabilmente era un modo di pensare rimasto solo sopito sotto le ceneri del dopo guerra. Il 41% della popolazione tedesca, infatti, ritiene che gli ebrei parlino troppo di Shoah, il 28% dell’élite economica che abbiano un posto troppo importante nell’economia, e il 26% che abbiano troppo potere nella politica mondiale.
Tutti stereotipi tipici dell’antisemitismo classico, come d’altronde fanno parte di questo anche la convinzione del 22% degli intervistati che l’odio nei confronti degli ebrei sia dovuto alle loro azioni e non a motivazioni di stampo religioso,;e il dubbio che alberga nel 48% del campione sulla loro fedeltà alla Germania, visto che si ritiene che gli ebrei siano più leali ad Israele che ai loro stati di residenza.
Dato positivo è che dallo studio emerge almeno la consapevolezza del crescente antisemitismo in Germania. Il 60% del campione ammette, infatti, che gli ebrei sono esposti al rischio di aggressione fisica e verbale, e di questi due terzi sarebbero disposti a firmare una petizione contro l’antisemitismo e un terzo a manifestare contro il diffondersi del fenomeno.
Barbara Costamagna