Nella composizione del nuovo Europarlamento spiccano due nuovi gruppi di estrema destra e il numero di donne calerà per la prima volta dalle prime elezioni dirette del 1979. Con le elezioni dello scorso giugno, il Parlamento europeo è tornato indietro di una decina di anni in termini di rappresentanti donne, e nemmeno le nomine per la Commissione mostrano un trend incoraggiante. Questo nonostante diverse delle cariche apicali delle istituzioni siano in mano a rappresentanti femminili; Ursula von der Leyen è stata infatti a luglio rieletta presidente della Commissione europea, mentre la popolare maltese Roberta Metsola è stata da poco riconfermata alla guida del Parlamento Ue.
Insieme alle donne i giovani rappresentano un altro grande gruppo fortemente sottorappresentato nell'emiciclo. L'età media del Parlamento è ora di 50 anni, la stessa di cinque anni fa. Anche in questa legislatura, come nella scorsa, la maggioranza è composta dal Partito Popolare Europeo, dall'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e dai liberali del gruppo Renew. I gruppi parlamentari che si sono aggiudicati più presidenze e vicepresidenze delle commissioni sono ovviamente i più grandi del Parlamento, cioè Popolari e Socialisti: i Popolari ne hanno ottenute sei, compresa forse la più prestigiosa, quella della Commissione per gli affari esteri, i Socialisti invece quattro, fra cui quella della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. A seguire hanno ottenuto tre presidenze anche i liberali di Renew. Due sono state garantite anche al gruppo della Sinistra e ben tre alla destra conservatrice di ECR - il Partito dei Conservatori e Riformisti europei, che ha ottenuto la presidenza della Commissione Bilancio, della Commissione per l'agricoltura e quella che esamina le petizioni pubbliche avanzate al Parlamento Europeo.
M.N.