Ma la Commissione Ue difende il nostro paese: "Secondo i nostri dati, tutte le persone sono state registrate, con gli hotspot situazione migliorata". Sullo sfondo la difficile trattativa sulla riforma del regolamento di Dublino
L'Olanda accusa l'Italia e la Grecia di non registrare i migranti e i richiedenti asilo che sbarcano sulle loro coste: "Solo un terzo delle persone che arrivano da noi" sono individuati nel sistema degi hotspot. Ma la Commissione europea difende l'operato di Roma e Atene: "Secondo le nostre cifre, tutte le persone sono registrate e le loro impronte digitali sono prese".
La lettera del ministro olandese
A lanciare la polemica era stato il ministro dell'Immigrazione olandese, Mark Harbers, che aveva scritto alla Commissione europea per denunciare il fatto che gran parte dei migranti che entrano nel suo paese non sono registrati al momento del loro arrivo nell'Unione europea. "Più del 95% dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo arrivano da altri Stati Schengen. Solo un terzo sono stati registrati in precedenza. Questo significa che circa i due terzi riescono ancora a entrare e a viaggiare attraverso altri Stati membri senza essere individuati e registrati, malgrado tutte le misure prese per migliorare la registrazione", si legge nella lettera che Harbers ha inviato il 6 marzo al commissario Ue agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos.
Le paure di Amsterdam
Per l'Olanda, in questo modo, diventa più difficile contrastare l'immigrazione clandestina: "La vasta maggioranza di queste persone non possono essere rimpatriate, nemmeno quelle che sono state registrate. Il risultato è che l'Olanda finisce con il concedere protezione a un ampio numero di richiedenti asilo che hanno coscientemente rifiutato di chiedere protezione negli Stati membri di primo arrivo", dice il ministro olandese: "dare ai richiedenti asilo questa scelta sullo Stato membro in cui vogliono installarsi è in sè un fattore calamita".
La replica della Commissione Ue
Accuse che, pero', non trovano riscontro nei dati ufficiali della Commissione Ue, che parlano invece di una registrazione pari al 100% dei casi negli hotspot di Italia e Grecia. "La situazione alle frontiere esterne è seguita da vicino" dalla Commissione e dalle agenzie Ue, ha spiegato la portavoce della Commissione, Natasha Bertaud. "Negli ultimi tre anni abbiamo migliorato in modo significato la nostra protezione e gestione delle frontiere esterne comuni, in particolare con il sistema degli hotspot in Italia e Grecia", ha aggiunto la portavoce, ricordando che sono anche in corso i negoziati sulla riforma di Dublino.
La riforma di Dublino
E proprio la riforma di Dublino potrebbe essere il fattore scatenante della protesta olandese: l'Italia, infatti, spinge perché, a differenza di quanto accade oggi, i potenziali rifugiati che arrivano sulle nostre coste possano essere trasferiti in tempi rapidi nel paese Ue in cui intendono fare richiesta di asilo (spesso proprio i paesi del Nord Europa). In questo modo, si ridurrebbero i carichi amministrativi (e di eventuale rimpatrio) che gravano sugli Stati Ue di primo approdo. Oggi, infatti, tra il momento dello sbarco e il trasferimento in un altro paese europeo possono passare anche due anni.
Dario Prestigiacomo
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue