Alcune esplosioni e spari a raffica si sono uditi dopo le 21 di domenica sera nel nord del Kosovo. Nel darne notizia, la tv pubblica serba Rts ha precisato che le nuove detonazioni si sono registrate nei pressi della località di Rudare. In tutto il nord prosegue, quindi, la protesta della locale popolazione serba, dopo l'arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara.
Barricate, esplosioni e sparatorie hanno caratterizzato il fine settimana nell'area a maggioranza serba divenuta ormai una polveriera con l'esacerbarsi delle tensioni tra Pristina e Belgrado già materializzatesi nelle dimissioni in massa dei dipendenti pubblici serbi in Kosovo e nel divieto alla immatricolazione con targhe serbe. Vista la situazione incandescente le scuole che operano nel sistema di istruzione serbo resteranno chiuse a partire da oggi.
Nelle zone più sensibili sono presenti pattuglie della Forza Nato (Kfor) e della missione civile europea (Eulex). Imilitari che fanno capo all’Unione europea hanno reso noto di aver subito anche loro danni, con una granata stordente che è stata lanciata su uno dei loro veicoli blindati, senza conseguenze. Un sintomo anche questo dell’alta tensione che regna in quest’area dove la protesta non sta rientrando, nonostante gli appelli giunti da Ue, Nato e Usa.
La presidente del Kosovo Vjosa Osmani, dopo consultazioni con le forze politiche politiche ha annunciato il rinvio al 23 aprile delle elezioni locali per i comuni del nord a maggioranza serba. Mentre il presidente Aleksandar Vučić, al termine della riunione del consiglio per la sicurezza nazionale ha detto di aver impartito gli ordini piu' importanti, tutti approvati dal consiglio, non ha pero' rivelato i contenuti. Il premier kosovaro Albin Kurti ha ribadito da parte sua che si vuole evitare un conflitto, invitando i serbi a rimuovere le barricate nel nord del Kosovo.
Barbara Costamagna