Gli storici Barbara Enkelking e Jan Grabowski hanno scritto un ampio studio sulle persecuzioni contro gli ebrei in Polonia durante la seconda guerra mondiale, e citando la testimonianza di ebrei sopravvissuti alla Shoah hanno scritto che il sindaco Edward Malinowski avrebbe all’epoca collaborato con i nazisti, facendo catturare un gruppo di 22 ebrei. Questa affermazione ha fatto infuriare la nipote di Malinowski che ha intentato una causa contro i due studiosi sostenendo che suo zio era stato ampiamente assolto da questa accusa nei processi del dopoguerra.
Niente di strano sino a qui, si tratta dell’ennesimo parente che cerca di difendere l’onore di un defunto; ma l’accaduto si tinge di tinte più fosche se si va a vedere chi ha pagato le spese legali. I costi di questa operazione sono, infatti, tutti a carico della Lega polacca contro la diffamazione, un’organizzazionecollegata a filo doppio al partito al governo, che in questi anni sta cercando di cancellare o silenziare qualsiasi voce che dimostri o parli di quello che è stato il ruolo attivo di parte della società polacca nelle persecuzioni naziste degli ebrei.
Dal 2018, la Polonia ha persino una legge che criminalizza chiunque associ la nazione polacca ai crimini nazisti; con il divieto di entrare nel paese imposto ad una serie di storici residenti all’estero, che negli anni, documenti alla mano, hanno dimostrato questo aspetto oscuro della storia del paese.
In questo caso specifico, la legge non è stata utilizzata; ma resta il fatto che in Polonia continua questa campagna di falsificazione, volta a presentare i polacchi solo come vittime mentre come ricorda il titolo del primo libro che parlò in modo esplicito di questi temi pubblicato dalla storico Jan Gross nel 2002: il carnefice può vivere tranquillamente anche alla porta accanto.
Barbara Costamagna