Da una parte l’auspicio di collaborazione fra Pechino e Bruxelles, dall’altra la decisione di Roma, ora messa nero su bianco, di uscire dalla “Belt and Road Initiative”, nota anche come “Nuova Via della Seta”.
È lo scenario maturato in questi giorni, dopo la comunicazione ufficiale dell’Italia della decisione di abbandonare il progetto d’investimenti infrastrutturali da centinaia di miliardi di dollari promosso dalla Cina, che avrebbe dovuto, fra altro, trasformare la penisola in una sorta di terminale nel Mediterraneo per il commercio proveniente da Oriente.
L’Italia, unico paese del G7 a entrare nel progetto nel 2019, quando il governo era presieduto da Giuseppe Conte, sostenuto da Movimento 5 stelle e Lega, è stato anche primo paese del mondo a uscire, con una “nota verbale” consegnata tre giorni fa alla diplomazia cinese su richiesta di Pechino, che ha voluto la disdetta formale dell’accordo, nonostante Roma avesse già deciso di non procedere ai rinnovo previsto ogni 4 anni.
La Via della Seta, fin dalla sua nascita nel 2013, era stata accolta negativamente dai paesi occidentali, che temevano un’eccessiva espansione dell’influenza cinese in Africa, Asia ed Europa. Ora questa visione sembra esser stata fatta propria anche da Roma, che ha deciso di uscire senza portare la questione in Parlamento, probabilmente per evitare troppa pubblicità proprio alla vigilia della visita in Cina dei presidenti della Commissione e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, giunti a Pechino per incontrare il presidente Xi Jinping.
In questo caso però i toni sembrano essere più distesi, seguendo la linea di parziale disgelo varata nelle scorse settimane nell’incontro fra lo stesso Xi Jinping e il presidente americano Joe Biden.
Nel corso del colloquio, che giunge in un momento critico per l’economia cinese, che stenta a riprendere il ritmo nel post Covid, la leader dell’Ue e il presidente cinese hanno concordato sul fatto che Cina e Unione Europea debbano rispondere "d'intesa alle sfide globali".
Von der Leyen ha sottolineato che "la Cina è il più importante partner commerciale dell'Ue", ma, ha aggiunto, ci sono "chiari squilibri e differenze che devono essere risolti", mentre Michel ha sollecitato la necessità di "lavoro congiunto per arrivare alla fiducia politica".
Cina ed Europa, ha detto Xi, parlando di un "nuovo punto di partenza delle relazioni", "dovrebbero intensificare" gli sforzi per "essere partner in una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, e rafforzare costantemente la fiducia politica reciproca". “Spetta a entrambe le parti – ha aggiunto - fornire maggiore stabilità al mondo, più impulso allo sviluppo, nonché ispirazione e sostegno alla governance globale".
Alessandro Martegani