La scuola, sebbene spesso sottovalutata, è senza alcun dubbio uno spazio fondamentale per formare i cittadini del futuro. Per questo molti parlano ormai da anni dell’importanza di integrare sin dalle aule scolastiche i ragazzi e le ragazze che provengono da famiglie di migranti. “Un grande potenziale per il Paese”, così il presidente della Repubblica d’Italia Sergio Mattarella ha definito nel suo discorso per l’apertura dell’anno scolastico i "circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri", che condividono il loro percorso formativo con i coetanei già cittadini italiani. Si tratta di un decimo degli iscritti degli istituti scolastici italiani che, ha detto il presidente, "studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il nostro Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia".
Un messaggio forte e importante, soprattutto in questi giorni nei quali si parla di migranti solo come un problema, ma che mette in risalto quella che è una realtà non solo in Italia, ma anche in molti altri paesi del vecchio continente, dove si sta cercando di capire come affrontare le nuove sfide che questi giovani pongono al sistema scolastico. Anche in Slovenia in questi ultimi anni si sta registrando un aumento della presenza di studenti provenienti da famiglie non slovene. Secondo i dati riportati dal quotidiano 'Delo', alle elementari l'8,6% del corpo studentesco è composto da stranieri, mentre alle superiori si tratta del 6,9%. Una presenza che sta diventando importante e che spesso risulta vittima di carenze linguistiche, dovute alla difficoltà che molti di questi studenti sembrano incontrare nell'apprendere la lingua slovena, visto che ormai un numero cosistente di essi non appartiene più al bacino dei paesi ex-jugoslavi di lingua slava, con i quali esisteva una vicinanza linguistica.
Per questo da parte del mondo della scuola si sta facendo sempre più pressante la richiesta di trovare strategie nuove per ridurre il gap linguistico che influenza il percorso formativo di questi giovani, non rinunciando però al processo di integrazione loro e delle loro famiglie. Una questione cruciale, alla quale sarà interessante vedere che risposta sarà data non solo a livello sloveno, visto in molti paesi parte della società stenta ancora a capire le parole pronunciate dal Presidente Mattarella, non vedendo il potenziale che si annida in questi "nuovi cittadini".
Barbara Costamagna