Una nuova disciplina comunitaria in materia di ambiente richiederà agli Stati membri di attuare misure per ristabilire gli ecosistemi naturali su almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione entro il 2030. Un accordo difficile per il quale ci sono volute parecchie ore di dibattito tra le varie anime del Parlamento europeo, che alla fine hanno trovato un compromesso.
La ministra spagnola della Transizione ecologica, Teresa Ribera Rodriguez, in prima linea su questi temi, su Euronews ha dichiarato di essere "orgogliosa" della legge, "la prima nel suo genere, che dovrebbe dare la possibilità a tutti gli stati membri di ricostruire livelli sani di biodiversità e di preservare la natura per le generazioni future, combattendo al tempo stesso i cambiamenti climatici". Di diverso avviso alcune organizzazioni non governative, secondo le quali l'accordo è frutto di un compromesso al ribasso, che si allontana di molto da ciò che sarebbe stato necessario fare per fronteggiare la crisi della biodiversità.
In ogni caso il testo ha concluso il suo iter iniziato nel 2022, quando la Commissione europea aveva mosso la prima proposta, osteggiate in questi anni soprattutto dal Partito popolare europeo, che grazie ai suoi numeri in Parlamento è riuscito ad osteggiare per lungo tempo la sua approvazione, puntando soprattutto su alcuni aspetti controversi legati al settore agricolo.
Barbara Costamagna