L'iniziativa di Orbán, Babis e Kickl è un nuovo tentativo di creare un grande gruppo di destra radicale sovranista al Parlamento Europeo, promuovendo una ricomposizione di quella galassia politica che nella scorsa legislatura, e ancora adesso, è divisa in tre parti. Da un lato ECR, il gruppo dei Conservatori guidato da Fratelli d'Italia e da Giorgia Meloni, che pur condividendo molte delle istanze euroscettiche cerca da qualche anno un dialogo più conciliante con i Popolari di centrodestra e con le istituzioni europee; dall'altro ID, il gruppo in passato egemonizzato dalla Lega e ora dal Rassemblement National, più ostile a qualsiasi ipotesi di compromesso coi leader europei che sostengono la Commissione; e infine i partiti non iscritti in alcun gruppo, ma che si collocano comunque alla destra e all'estrema destra del Parlamento Europeo, come l'ungherese Fidesz.
Tutti e tre sono leader di partiti accomunati da una visione nazionalista e assai critica nei confronti dell'Unione Europea, arrivati primi nei rispettivi paesi nelle elezioni di inizio giugno. Non è ancora detto che a questo annuncio faccia effettivamente seguito una nuova formazione: le regole del Parlamento Europeo stabiliscono che un gruppo debba essere composto da almeno 25 membri in rappresentanza di almeno sette Stati membri. Mancano quindi almeno altri quattro partiti da altrettanti paesi, anche se potrebbe esserci una proroga alla scadenza del 4 luglio, in modo da aspettare il secondo turno delle legislative in Francia, in programma domenica prossima.
Al progetto si è subito detto interessato anche il leader della Lega Matteo Salvini, che in un'intervista ha parlato di «strada giusta» per costituire «un grande gruppo che ambisca a essere il terzo all'Europarlamento» in termini numerici. La sua ferma volontà, però, è di muoversi in assoluta sintonia con la leader dell'estrema destra francese, Marine Le Pen, prima di prendere decisioni definitive sul collocamento della Lega in Europa.
Valerio Fabbri