Alla fine ad Hong Kong la piazza ha vinto. La governatrice Carrie Lam ha annunciato che il dibattito sulla controversa legge sulle estradizioni in Cina è stato sospeso. La Lam si è detta rammaricata per le critiche che si sono abbattute sugli emendamenti alla norma e ha motivato la decisione "alla luce di quanto successo", riferendosi alle proteste di domenica e agli scontri di mercoledì tra polizia e manifestanti.
"La priorità è ricostruire la pace", ha spiegato la governatrice, affermando che alla base dell'iniziativa c'erano intenzioni sincere, volte a colmare alcune lacune normative. "Abbiamo rattristato e deluso molte persone", ha aggiunto osservando che forse il governo non è stato sufficientemente efficacie nella comunicazione.
Un'apertura al dialogo in risposta alle migliaia di persone che questa settimana hanno contestato l'avvio dell'esame in seconda lettura di questo provvedimento che avrebbe potuto trasformarsi in uno strumento in mano a Pechino per processare avversari politici fuggiti nell'ex colonia britannica.
Quella di questi giorni è stata la manifestazione più violenta e partecipata degli ultimi vent'anni, da quando nel 1997 l'isola, dopo 156 anni come colonia dell'Impero britannico, venne "restituita alla Cina.