Ieri Mafalda è rimasta sola. Il suo papà, il disegnatore Quino, se ne è andato a 88 anni. Ad annunciarne la morte è stato su Twitter il suo editore argentino, Daniel Divinsky, che ha commentato a margine che "tutte le brave persone del paese e del mondo lo piangeranno".
Questo perchè il fumettista latino americano aveva parlato proprio a loro attraverso il suo personaggio più famoso, la cappelluta Mafalda. Un personaggio nato per caso nel 1963 quando Joaquin Salvador Lavado, questo il suo vero nome, ricevette una commissione da un'azienda di elettrodomestici per promuovere una nuova lavatrice. La proposta non convinse e venne, quindi, messa in cassetto per poi ricomparire due anni dopo come striscia satirica sul settimanale 'Primera Plana' e quindi, dal 1965, su 'El Mundo'.
Da quel momento Mafalda e il suo sguardo sul mondo divennero un fenomeno mondiale tradotto in decine di lingue. In Italia l'antologia dei suoi fumetti fu pubblicata per la prima volta da Feltrinelli nel 1968, con la prefazione di Umberto Eco che la paragonò ai Peanuts di Charles Schultz.
In realtà qualche anno dopo, nel 1973, dopo dieci anni di pubblicazioni, Quino smise di disegnarla; ma Mafalda continuò a rimare, sino ad oggi, parte dell'immaginario collettivo: bambina coraggiosa che con la sua innocenza ed intelligenza denuncia il cinismo e la stupidità degli adulti, ai quali ricorda che nonostante tutto si può essere sempre migliori.
Barbara Costamagna