Per Topolino la pandemia si starebbe rivelando meno grave del previsto: anche la Disney era stata colpita dal lockdown, con la chiusura dei parchi a tema e dei cinema, e un calo delle vendite, ma la seconda fase dell’epidemia sembra aver restituito al gruppo un po’ delle risorse perdute.
Nelle ultime settimane il titolo ha avuto una buona performance, dimostrando che gruppi con attività molto diversificate riescono superare meglio i periodi di crisi: dai film, ai gadget, dalle attività d’intrattenimento, ai giornali, ai servizi online. Tanti aspetti del gruppo che, uniti a un marchio intramontabile, ne hanno fatto un titolo desiderato anche nel periodo di pandemia.
Disney ha saputo anche reagire, incrementando le nuove attività di video in streaming, che fra l’altro saranno il futuro, e in parte sono già il presente, dell’intrattenimento. In programma ci sono decine di nuovi film e programmi, per un impegno pari a 16 miliardi di dollari all’anno entro il 2024, e l’80 per cento sarà destinati al servizio streaming Disney+: fra le altre cose dieci film della serie Star Wars e altrettanti della saga Marvel, più decine di serie e servizi dedicati, senza contare i film destinati ai cinema che poi saranno comunque visibili in streaming.
Disney punta ad avere fra i 230 e 260 milioni di abbonati entro il 2024, rendendo lo streaming la sua principale attività: un programma che sembra aver convinto gli investitori, per nulla spaventati dai parchi a tema deserti e dai cinema chiusi. Fra l’altro proprio in questi giorni Disney ha annunciato la riapertura a marzo del parco acquatico Blizzard Beach, di Disney World in Florida, il primo dei parchi acquatici a riprendere.
Non tutti però sembrano contenti della nuova direzione presa dal gruppo: critiche alla gestione Disney sono state espresse dalla nipote del fondatore, Abigail Disney, che ha accusato la multinazionale di aver riportato gli stipendi dei dirigenti ai livelli pre-Covid “mentre sono state licenziati nel corso del 2020 oltre 28mila dipendenti, e altri 4mila saranno licenziati alla fine dell’anno”.
Un danno soprattutto all’immagine dell’azienda: “Non credo – ha aggiunto - che il marchio e la magia possano sopravvivere di fronte a questo comportamento ai vertici”.
Alessandro Martegani
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