Julian Assange è un uomo libero. Dopo essersi dichiarato colpevole di “cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa nazionale” davanti alla giustizia americana, ha messo fine a un calvario giudiziario durato 14 anni. L’ammissione del fondatore di Wikileaks faceva parte del procedimento di patteggiamento concesso dal presidente americano Joe Biden, il quale gli ha permesso di partire per il suo Paese d’origine da uomo libero. Assange non potrà tornare negli Stati Uniti, a meno che non gli venga dato il permesso. “In conformità con l’accordo di dichiarazione di colpevolezza, ad Assange è vietato tornare negli Stati Uniti senza autorizzazione”, lo ha chiarito il ministero in una nota, pubblicata mentre l’uomo si trovava in volo per Canberra. Qualche ora fa è atterrato nell’aeroporto della capitale australiana, dove ad attenderlo c’erano la moglie Stella e il padre John Shipton. Prima di scendere dalle scalette dell’aereo, Assange ha alzato il pugno e ha salutato i giornalisti che lo stavano aspettando. Tra gli applausi che lo hanno accolto si sentivano le grida “bentornato a casa”. “Dopo aver sopportato quasi 14 anni di detenzione arbitraria nel Regno Unito, di cui cinque in un carcere di massima sicurezza, per il suo lavoro editoriale pionieristico, Julian Assange è arrivato a casa, sul suolo australiano”, ha scritto su X il profilo ufficiale di Wikileaks. Si è conclusa una saga giudiziaria iniziata nel 2010, quando vennero pubblicati oltre 700mila documenti confidenziali sulle attività diplomatiche e militari degli Stati Uniti, soprattutto in Iraq e Afghanistan.
B.Ž.