Seppur a ritmo diverso, i paesi dei Balcani occidentali hanno iniziato a fare passi concreti per vaccinare la popolazione contro il COVID-19. In alcuni come Serbia ed Albania la campagna vaccinale è già partita, altri hanno annunciato date concrete per l'arrivo dei primi vaccini.
In Bosnia Erzegovina, invece, domina ancora l'incertezza su quando arriveranno le prime dosi e in quali quantità. Il paese è stato duramente colpito dalla pandemia: i casi confermati superano i 116mila e le vittime del coronavirus sono ormai oltre 4400, numero che pone la Bosnia ai primi posti a livello mondiale nel rapporto tra morti e popolazione totale.
Finora la Bosnia Erzegovina ha ordinato un milione e duecentomila dosi attraverso la rete COVAX, disegnata per portare il vaccino nei paesi meno abbienti. Altre 880mila dosi dovrebbero poi arrivare nella cornice del meccanismo di distribuzione promosso dall'Unione europea.
Nonostante le promesse e gli impegni presi nei dall'élite politica locale, l'arrivo dei vaccini resta però ancora una chimera, anche se si parla di fine gennaio come possibile data d'arrivo delle prime dosi. La Republika Srpska - l'entità a maggioranza serba della Bosnia - ha annunciato di essersi assicurata forniture del vaccino russo "Sputnik V", che però non arriverà prima di fine febbraio.
Nei giorni scorsi il parlamento bosniaco ha approvato una risoluzione che apre anche a negoziati bilaterali per avere accesso a quantità aggiuntive di vaccino, ma con la domanda che supera abbondantemente la capacità di produzione non sarà facile recuperare il tempo perduto.
Francesco Martino
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