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La Cina celebra il 40-esimo anniversario dell'avvio della politica di Riforme e Apertura cinese. Percorso avviato nel 1978 da Deng Xiaoping, ovvero un percorso di "riforme interne e apertura verso l'estero", che ha portato nell'arco di 8 lustri a cambiamenti epocali che hanno avuto un impatto forte anche sugli equilibri mondiali. Il PIL da allora ha mantenuto un tasso di crescita medio annuo del 9,5% e il PIL totale dall'1,8 % iniziale è arrivato a rappresentare il 15,2% dell'economia mondiale. La Cina è divenuta una delle più importanti forze motrici dell'economica mondiale. La qualità della vita della popolazione cinese ha visto dei cambiamenti radicali ed è stata quasi azzerata la povertà. Il sistema di previdenza sociale e di senior care ha raggiunto una copertura totale, migliorando il welfare dei cittadini e promuovendo l'uguaglianza sociale. Nel 2017, il commercio internazionale cinese ha continuato a crescere e l'import-export ha raggiunto i 4100 miliardi di dollari. Il presidente Xi Jinping ha ribadito che i cancelli dell'apertura cinese si apriranno sempre di più. Nella prossima fase, verranno allentate le misure di accesso al mercato per creare un ambiente per gli investimenti con maggiore attrattività; verrà rafforzata la tutela della proprietà intellettuale e verranno intraprese altre misure simili per ampliare l'apertura. Negli ultimi anni, inoltre la diplomazia della Cina ha portato all'organizzazione, con successo, di numerosi eventi diplomatici atti a rafforzare la Cooperazione internazionale, su tutti il "Belt and Road", in merito al quale Xi ha ribadito - "La Cina non cerca l'egemonia, e il suo sviluppo "non pone minacce ad altri" - e assicurato - "La Cina "non perseguirà mai il proprio sviluppo a scapito di altri". Intanto Pechino fronteggia la sfida diplomatica e sul commercio da parte degli Usa di Donald Trump - ha detti Xi - "dobbiamo risolutamente riformare quello che deve e può essere cambiato, e risolutamente non dobbiamo riformare quanto non può e non deve essere cambiato". Gli USA Uniti accusano la Cina di pratiche commerciali sleali, come pure di inique condizioni per le aziende straniere, di violazioni della proprietà intellettuale e il furto di tecnologia. Hanno quindi imposto dazi doganali sui prodotti cinesi del valore di 250 miliardi di dollari, a cui Pechino ha risposto con tariffe sulle importazioni statunitensi pari a 110 miliardi di dollari.