Il 5G cinese è un “pericolo per la sicurezza” e “vari Paesi, tra cui l'Italia, non andranno avanti”.
In un clima di tensione, generata dal fuori onda a margine del vertice della Nato in cui i leader di Canada, Francia, Gran Bretagna e Olanda, Justin Trudeau, Francois Macron, Boris Johnson e Mark Rutte, prendevano in giro Donald Trump, il presidente americano ha rilanciato anche l’attacco alla Cina sul 5G, il nuovo protocollo di comunicazione e trasferimento dati, che gli Stati Uniti ritengono un pericolo per la riservatezza e la democrazia. Trump ha chiamato in causa direttamente Roma, affermando di aver “parlato all'Italia e sembra - ha aggiunto - che non procederanno. Tutti quelli con cui ho parlato non andranno avanti”.
Trump è stato però smentito dal premier italiano Giuseppe Conte che ha anche ricordato la recente normativa approvata dall’Italia in materia: “Non abbiamo trattato questo tema”, ha detto il premier italiano in conferenza stampa al termine del vertice Nato. “Abbiamo parlato di varie questioni, di campagna elettorale americana, mi ha chiesto come stavano andando le cose in Italia”, ma, ha aggiunto, “il tema di Huawei e del 5G, è rimesso alle prescrizioni del nostro ordinamento giuridico. Sul 5G l'Italia si è dotata di struttura normativa particolarmente avanzata” con il golden power, unica in Europa, “ed è quella che governa le nostre azioni”.
“Ho già chiarito a Trump – ha concluso - che applicheremo la nostra legislazione, che è tra le più avanzate”, e “garantirà la protezione” da qualunque rischio.
Nonostante le pressioni, nemmeno troppo velate a dire il vero, di Washington, alleato storico di Roma, l’Italia non sembra voler rinunciare alla rete 5G cinese, uno degli elementi di un progetto di rafforzamento dei rapporti con la Cina, che ha anche visto l’Italia in prima linea nella costruzione della cosiddetta “Via della Seta”, per favorire la penetrazione economica e commerciale di Pechino in Europa.
Alessandro Martegani