Un anno terribile per il mercato dell’auto, che però potrebbe risorgere nel dopo pandemia puntando soprattutto sui mezzi green e tecnologici.
È questa la strada ad esempio già tracciata da Stellantis, il gruppo nato dall’unione fra FCA e Peugeot, ma tutte le case automobilistiche puntano a trasformare il mercato, un’operazione che però dovrà trovare anche terreno favorevole dal punto vista delle infrastrutture, con strade adatte e stazioni di ricarica per le auto elettriche che consentano un uso quotidiano dei nuovi mezzi, e una rete di comunicazione che sia in grado di far dialogare le auto del futuro, fra loro e con il mondo esterno, aumentando efficienza e sicurezza dei trasporti.
Quello delle auto intelligenti, se non addirittura a guida autonoma, è futuro nemmeno troppo lontano, ma per ora le case automobilistiche guardano ai conti del 2020, un anno che, causa la pandemia, si è chiuso con una serie di segni negativi, anche se non tutti hanno patito il Covid alla stessa maniera. Nel 2020 ad esempio la Toyota ha superato per la prima volta in cinque anni la Volkswagen per numero di auto vendute, quasi 10 milioni di veicoli. La flessione per la società giapponese c’è stata, e anche grossa, meno 11,3 per cento rispetto al 2019, ma la casa tedesca ha patito di più, anche a causa della maggiore incidenza dell’epidemia in Europa, con un calo delle vendite del 15,2 per cento e 9,3 milioni di veicoli immatricolati.
In generale nel 2020 le immatricolazioni sono state quasi azzerate nei primi nove mesi, con flessioni fra il 27 e il 32 per cento in Italia, Spagna e Gran Bretagna; la Germania ha contenuto le perdite a meno del 20 per cento, mentre in Slovenia il calo delle vendite è stato pari al 47,6 per cento.
Cifre che non possono essere recuperate semplicemente confidando nel post pandemia, ma che richiedono un spinta innovativa, in cui il mercato sembra credere, proprio nell’anno in cui Tesla, il simbolo della produzione di auto elettriche, ha avuto valutazioni in borsa al di là dei suoi valori reali di mercato, ma comunque per la prima volta dalla sua fondazione ha chiuso in utile il suo primo bilancio, con più 721 milioni di dollari, e ricavi saliti del 28 per cento.
Anche per quanto riguarda le vendite di auto elettriche e ibride però lo scenario non è uniforme, e dipende in gran parte dalle infrastrutture a disposizione: l’Italia ad esempio sconta un ritardo in questo campo, ed è agli ultimi posti in Europa per la quota di auto ricaricabili, con un aumento del 4,3 per cento contro il 13,6 della Germania, l’11,2 della Francia e il 10,7 della Gran Bretagna.
Alessandro Martegani
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