C'è voluto un giorno più del previsto, ma alla fine, nonostante le proteste degli scontenti, il parlamento greco ha ratificato nel pomeriggio di oggi gli accordi di Prespa - firmati lo scorso giugno - con 153 voti favorevoli e 146 contrari. Quello che era stato definito ieri dal premier ellenico Alexis Tsipras "un evento storico per la Grecia" è diventato quindi realtà, e il ventennale scontro sul nome tra Atene e Skopje viene finalmente risolto.
Con il voto di oggi, la Macedonia modificherà il proprio nome costituzionale in Macedonia del Nord: in cambio, Skopje riceve luce verde per proseguire il proprio avvicinamento a Unione europea e Nato, fino ad oggi boicottato proprio da Atene.
L'annosa "disputa sul nome" ha rappresentato uno degli scontri più complessi e forse più surreali nell'area balcanica a partire dalla dissoluzione della federazione jugoslava. Per Atene, il nome Macedonia fa infatti parte dell'eredità storica e culturale greca, e il suo uso da parte della repubblica ex-jugoslava veniva considerato una vera e propria appropriazione indebita.
Dopo anni di scontri e mediazioni fallite, scintille nazinoaliste e resistenze dall'una e dall'altra parte, il compromesso è stato trovato grazie allo sforzo diplomatico di Tsipras e del suo omologo macedone Zoran Zaev, che oggi ha salutato il "sì" greco, ultimo passo di un lungo percorso di ratifica, definendolo "una vittoria storica per i nostri due popoli". Un epilogo atteso, ma tutt'altro che scontato, accolto con grande soddisfazione anche a Bruxelles e Washington.
Francesco Martino