Decine di manifestanti vestiti di nero con mascherine sono ritornati in strada ad Hong Kong dopo una notte di caos e assedio all'Istituto Politecnico. Gli agenti hanno lanciato gas lacrimogenimentre un'unità tattica delle forze di polizia correva all'interno. I ragazzi hanno risposto con bombe molotov, appiccando il fuoco all'entrata principale dell'edificio per cercare di rallentare l'attacco, e si è sviluppato un grosso incendio. La polizia ha minacciato di fare uso di armi da fuoco. Decine di dimostranti sono stati arrestati. Successivamente le forze dell'ordine hanno lanciato un appello alla resa agli studenti arroccati nel campus, invitandoli a deporre le armi e uscire in modo ordinato. In vista degli accertamenti sul caso, tutti saranno arrestati perché "sospettati di rivolta".
Intanto l'Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto dell'uso delle maschere durante le manifestazioni di protesta, introdotto lo scorso mese dalla governatrice, Carrie Lam. La norma aveva suscitato violentissime polemiche. Secondo media locali, la sentenza dell'Alta Corte stabilisce l'incompatibilità con la Costituzione locale ed è maturata a seguito del ricorso promosso da 24 parlamentari pan-democratici.
La Voce del Popolo cinese, il quotidiano del Partito comunista, in prima pagina, scrive che non c'è "alcun margine" di compromesso nella lotta contro i manifestanti antigovernativi a Hong Kong. "Abbiamo di fronte la battaglia fra tutela del principio 'Un Paese, due sistemi' e la sua distruzione. Pechino contrasterà ogni tentativo che minacci sovranità, sicurezza e unità nazionale".
E. P.