Tensione alta ad Hong Kong dove si prepara il decimo fine settimana consecutivo di manifestazioni. All'aeroporto internazionale sono giunti in centinaia per partecipare ad un sit-in di 3 giorni. Nello scalo, teatro per la seconda volta di proteste dopo quelle avvenute il 26 luglio scorso, è stata rafforzata la sicurezza. L'obiettivo dichiarato dei dimostranti è di sensibilizzare i turisti di passaggio nell'ex colonia britannica e di attirare l'attenzione internazionale. La governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha dichiarato all'inizio del sit-in del movimento di protesta che la sua priorità è quella di fermare la violenza piuttosto che fare concessioni politiche alle manifestazioni che stanno continuando da quasi 3 mesi. Lam ha precisato che le interruzioni del traffico e i pesanti disordini tra polizia e manifestanti hanno avuto un impatto molto negativo sull'economia, in particolare nei settori della vendita al dettaglio di alimenti e bevande. Le manifestazioni intanto non si stanno attenuando ed altre sono programmate per il fine settimana. Sulle dimostrazioni il governo cinese ha ribadito di avere una posizione molto chiara: è necessario fermare il caos e riportare l'ordine. Lo ha dichiarato il nuovo ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, precisando che qualora ci si dovesse trovare di fronte ad una situazione in ulteriore peggioramento, che il governo di Hong Kong non riuscisse a gestire, il governo centrale di Pechino non rimarrà a guardare. Secondo Li il mondo politico degli Stati Uniti sta dando sostegno e amplificando le idee dei manifestanti di Hong Kong ma, ha evidenziato, l'ex colonia appartiene alla Cina e quindi non si accetta alcun tipo di interferenza straniera. Le affermazioni del diplomatico non si sono fermate qui e hanno visto un avvertimento a Washington del tono 'chi di spada ferisce, di spada perisce'.
Franco de Stefani