Come annunciato da tempo dalle autorità turche, i primi componenti del sistema missilistico antiaereo russo S-400 sono stati scaricati lo scorso 12 luglio nella base aerea di Murted, non lontano da Ankara. L'atterraggio dei tre enormi Antonov dell'aviazione militare russa, così come le operazioni di scarico, sono stati trasmessi in diretta televisiva, suscitando enorme interesse e accese discussioni.
Si è così consumato in modo teatrale il più forte strappo degli ultimi decenni tra la Turchia e gli Stati Uniti, alleati strategici di lunga data all'interno dell'Alleanza atlantica. Washington non riesce a mandar giù la decisione di Ankara di dotarsi di un sistema, quello degli S-400, realizzato dai russi con l'esplicito obiettivo di contrastare i velivoli NATO in un futuribile scenario di scontro.
Gli Stati Uniti hanno quindi deciso di reagire immediatamente, annunciando mercoledì l’esclusione della Turchia dal programma F-35, gli avveniristici e controversi caccia di quinta generazione che dovrebbero formare l'ossatura delle aviazioni Nato nei prossimi decenni. Gli F-35 "non possono coesistere con una piattaforma russa che verrà utilizzata per svelarne le capacità più avanzate", è il commento arrivato dalla Casa Bianca.
Ancora non è chiaro se Washington metterà in atto anche sanzioni nei confronti della Turchia, che resta, almeno formalmente, un alleato chiave nella regione. Ankara, a sua volta, ha definito "un errore" la decisione americana, ribadendo che il sistema S-400 sarà pienamente operativo entro aprile del prossimo anno.
Francesco Martino