"Nelle ultime due settimane ci sono state giornate amare e dolci, un punto di svolta nella storia", ha detto l'Ayatollah Khamenei nel suo sermone. "I due grandi avvenimenti, i funerali del generale Soleimani e il giorno in cui l'Iran ha attaccato le basi Usa, sono stati 'Giorni di Allah'. Hanno mostrato il potere di una nazione che ha dato uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti e che la volontà di Allah è continuare il cammino e conquistare la vittoria", ha aggiunto Khamenei. "Ho detto sin dall'inizio che non ho alcuna fiducia nel dialogo con l'Occidente sulle nostre attività nucleari e nei gentiluomini che siedono ai tavoli negoziali. Sono al servizio degli Usa - ha dichiarato - il dialogo con loro è un inganno", ha detto ancora l'Ayatollah, definendo poi il presidente americano, Donald Trump, un "pagliaccio" che finge di sostenere il popolo iraniano ma poi lo "colpirà alle spalle con un pugnale velenoso".
Intanto giunge notizia che 11 soldati americani sono stati ricoverati in ospedale per sintomi di commozione celebrale, a pochi giorni dall'attacco iraniano contro la base di Al-Asad, in Iraq. Secondo il portavoce del comando centrale degli Stati Uniti, che sovrintende alle truppe in Medio Oriente, "i sintomi sono emersi alcuni giorni dopo il fatto e sono stati trattati con abbondante cautela". All'indomani dell'attacco il Pentagono aveva affermato che vi erano stati danni alle strutture ma non alle persone. Dopo l'esplosione, come prevede la procedura standard, "tutti i soldati" che si trovavano nelle vicinanze, "sono stati visitati e valutati", ha spiegato il portavoce, e "se saranno ritenuti idonei al servizio torneranno in Iraq".
E. P.