Riad respinge qualsiasi "minaccia" di sanzioni economiche o pressione politica, a seguito dei commenti del capo di Stato americano, Donald Trump, che aveva promesso una "punizione severa" se dietro alla sparizione del giornalista ci fosse stata l'Arabia Saudita. Lo si legge in una nota diffusa dall'agenzia di stampa saudita, SPA, giunta poche ore dopo che la Borsa saudita ha registrato un crollo del 7%.
In seguito allo scandalo Khashoggi, alcuni Paesi stanno pensando di boicottare il vertice dei giganti della finanza e dell'economia, "Davos nel deserto", che si terrà dal 23 al 25 ottobre a Riad. È possibile quindi che il segretario al Commercio internazionale del Regno Unito, Liam Fox, non prenda parte al summit, patrocinato dal principe ereditario, Mohamed bin Salman. Il segretario del Tesoro americano, Steve Mnunchin, non ha ancora preso una decisione definitiva.
Intanto in una dichiarazione congiunta i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania hanno affermato che "c'è bisogno di una indagine credibile per stabilire la verità riguardo a quanto è successo" a Jamal Khashoggi, scomparso il 2 ottobre dopo essere entrato nel consolato dell'Arabia Saudita ad Istanbul. La polizia turca ha affermato che sarebbe stato ucciso e smembrato all'interno dell'edifico. Secondo il New York Times sarebbe stato fatto a pezzi con una sega da agenti dei servizi di Riad, che hanno poi nascosto i suoi resti in un minivan. Il governo di Ankara afferma di essere in possesso di prove che confermano l'uccisione dell'uomo all'interno del consolato: si tratta di materiale audio e video, ma Riad smentisce: le accuse sono soltanto "menzogne".