L'Iran dopo che nel 2015 ha firmato un accordo internazionale con cui si impegnava a mettere fine al proprio programma nucleare militare, ottenendo in cambio dalla comunità internazionale la cancellazione delle sanzioni delle Nazioni Unite nei suoi confronti, a maggio ha parzialmente rivisto la sua posizione ed ora ha annunciato che il prossimo 7 luglio si ritirerà completamente dall'accordo. Lo ha reso noto l'alto rappresentante delle forze armate di Teheran. Una risposta alla pressione che gli Stati Uniti stanno esercitando su Teheran, innescata dal ritiro, lo scorso anno, dal trattato, e accompagnata da nuove sanzioni contro l'Iran, stavolta unilaterali, e da un embargo sulle esportazioni petrolifere del Paese degli Ayatollah. Ultimamente le tensioni tra Iran e USA sono sempre più forti, soprattutto con la decisione del presidente Trump di inviare un migliaio di soldati in più nella regione, dall'abbattimento del drone Usa la scorsa settimana e dall'imposizione di nuove sanzioni. Il Presidente Usa ha ulteriormente rincarato la dose e annunciato: "Ogni attacco dall'Iran all'America provocherà il suo annientamento" ed ha definito le dichiarazioni di Teheran "ignoranti ed offensive".
Secondo la Russia le nuove sanzioni americane contro l'Iran sono "sconsiderate" e "destabilizzanti": lo ha affermato il ministero degli Esteri russo. "Le autorità americane dovrebbero pensare bene a dove possa condurre questa politica imprudente", ha aggiunto.
L'Iran è asfissiato dall'embargo statunitense, e la sua decisione è anche un segnale inviato agli europei che nell'ultimo anno non sono stati capaci di offrire a Teheran l'ossigeno economico di cui ha bisogno per sopravvivere.
Annunciando la fine del programma dell'accordo sul nucleare, l'Iran mette gli europei davanti alle loro responsabilità. Ma francamente questi non hanno i mezzi per opporsi alla strategia di Washington.
Corrado Cimador