In passato Joe Biden si è già occupato ripetutamente questioni balcaniche: negli anni '90 è stato un forte sostenitore dell'intervento statunitense sia in Bosnia-Erzegovina che in Kosovo e - come vice di Barack Obama - ha preso parte attiva nei negoziati tra Serbia e Kosovo.
Dopo le iniziative spettacolari, ma spesso contraddittorie dell'amministrazione Trump, in molti si aspettano adesso il ritorno a politiche più tradizionali. Innanzitutto, il riavvicinamento ai partner dell'Unione europea su questioni centrali, come appunto il negoziato tra Belgrado e Pristina.
Durante il suo mandato, Donald Trump ha sostenuto una linea diplomatica indipendente e spesso indigesta a Bruxelles, culminata nella firma di un accordo tra Serbia e Kosovo lo scorso settembre, intesa presentata agli elettori americani come un "risultato storico", ma vista con sospetto in Europa.
Biden tornerà probabilmente ad una politica di concerto, lasciando all'UE il ruolo guida, non solo nella gestione della questione kosovara, ma anche nel difficile percorso di riassetto istituzionale della Bosnia-Erzegovina, che appare oggi sempre più necessario.
Oltre a rilanciare le prospettive euro-atlantiche della regione, la sfida per Biden sarà quella di contenere l'influenza crescente, sia politica che economica, di Russia e Cina. Negli anni passati, anche grazie al calo di interesse americano, Mosca e Pechino si sono infatti ritagliate solide posizioni nell'area, considerata strategica nei rapporti con l'Europa e l'Occidente.
Francesco Martino