Dopo il loro primo colloquio telefonico, avvenuto martedì scorso, il nuovo presidente americano Joe Biden e quello russo Vladimir Putin hanno rinnovato l'ultimo trattato sugli arsenali strategici ancora in vigore tra le due principali potenze nucleari.
Il “New START”, firmato a Praga nel 201o per una durata di dieci anni, pone a Washington e Mosca il limite di 1550 tra testate e bombe atomiche: Biden e Putin lo hanno ora esteso per ulteriori cinque anni, fermando così una possibile nuova corsa agli armamenti.
L'estensione del “New START” non comprende però le armi nucleari tattiche, né annulla la decisione dell'amministrazione Trump – presa nel 2018 - di ritirarsi dal trattato sui missili di medio raggio, dopo aver accusato la Federazione russa di non rispettare i termini dell'intesa.
Nonostante l'esito positivo, la telefonata tra Biden e Putin ha evidenziato un nuovo inasprirsi dei toni tra Washington e Mosca. Biden ha chiesto a Putin la liberazione dell'oppositore Aleksei Navalny, arrestato il 17 gennaio al suo rientro in Russia, dopo essere stato curato in Germania da un tentativo di avvelenamento di cui sono accusati i servizi di sicurezza russi.
Biden ha sollevato anche la questione dell'hackeraggio di network elettronici negli Stati Uniti, sia governativi che privati, che sarebbero stati effettuati da pirati informatici basati in Russia.
Un cambiamento di tono repentino rispetto al suo predecessore Donald Trump, che nei suoi anni alla Casa Bianca ha avuto un atteggiamento spesso condiscendente nei confronti di Putin.
Francesco Martino