Le autorità hanno subito chiuso ed evacuato lo scalo. L'attacco è stato compiuto da due velivoli partiti da una base nell'ovest del Paese, e secondo quanto reso noto da Al Jazeera, sono state prese di mira le piste, il bombardamento quindi non avrebbe provocato vittime. In precendenza i combattenti del governo di accordo nazionale libico, guidato dal primo ministro, Fayez al-Serraj, hanno ripreso il controllo dall'aeroporto Mitiga di Tripoli. A renderlo noto un corrispondente di Al Jazeera, secondo cui le forze del maresciallo della Cirenaica, Khalifa Haftar, si sono ritirate.
Anche secondo il portale d'informazione Libya Observer, lo scalo internazionale di Tripoli e le aree circostanti sono nelle mani del governo libico. Questo ieri aveva annunciato una controffensiva ed avviato l'operazione "Vulcano di Rabbia". Sempre secondo la stessa fonte, le forze fedeli al consiglio presidenziale controllano anche alcune zone a sud della capitale e nei pressi di Gharyan.
Cresce intanto l'allarme nella comunità internazionale. Al termine della riunione del Consiglio esteri a Lussemburgo, l'Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha rivolto "un appello molto forte ai leader libici, ed in particolare a Haftar a fermare le attività militari in questo momento e tornare al tavolo negoziale sotto gli auspici dell'Onu". Rispondendo ad una domanda su come sia riuscita a conciliare le diverse posizioni di Francia e Italia a riguardo, Mogherini ha affermato che non c'è stato bisogno di conciliarle perché i 28 sono "molto uniti" e sentono forte la responsabilità di "sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite". "I Paesi dell'Ue sono uniti nel sollecitare le parti in Libia ad una tregua umanitaria come raccomandato dall'Onu, ad evitare qualsiasi ulteriore escalation militare e a tornare al tavolo del negoziato", ha aggiunto.
Intanto il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha chiesto a Haftar di "fermare immediatamente" l'offensiva contro Tripoli, aggiungendo che "non c'è una soluzione militare al conflitto in Libia". "Tutte le parti coinvolte hanno la responsabilità di ridurre urgentemente la tensione, come hanno enfatizzato il consiglio di sicurezza e i ministri del G7 il 5 aprile. Questa campagna unilaterale contro Tripoli sta mettendo in pericolo i civili e minando le prospettive di un futuro migliore per tutti i libici", ha detto ancora Pompeo.
L'Italia intanto ha annunciato che non ritirerà i soldati dispiegati nella base di Misurata, in Libia. Lo hanno confermato fonti qualificate, smentendo le notizie circolate sui social media. Anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha definito la situazione "preoccupante".
Proprio a causa dell'ultima escalation militare in Libia i prezzi del petrolio hanno registrato un improvviso rialzo. Si teme infatti che l'offerta del greggio possa diminuire.
E. P.