"La schiacciante vittoria alle elezioni è un'opportunità per difendere l'Ungheria". Sono le prime parole del premier ungherese Viktor Orban, che riconquista il terzo mandato con il 49% ottenuto dal suo partito Fidesz. Secondo Jobbik con il 20%, un risultato inferiore a quello atteso tanto che il suo leader Gabor Vona ha già annunciato le s dimissioni; mentre al terzo posto si piazza l'alleanza socialisti-verdi con un risicato 12%, ottenuto soprattutto nei centri urbani.
La vittoria di Orban arriva al termine di un'elezione caratterizzata da un'altissima affluenza alle urne e dopo una campagna improntata sulla difesa della nazione da una presunta invasione islamica che avverrebbe se l'Unione europea decidesse di ricollocare i migranti e giocata su toni razzisti ed antisemiti, con l'attacco al magnate di origine ebraico- ungherese Soros che sarebbe dietro ad un sofisticato piano di distruzione dell'identità nazionale a favore di un controllo economico del paese.
Avvantaggiato dal premio di maggioranza, grazie a cui già negli ultimi otto anni ha avuto il pieno controllo del Paese, Orban potrà così continuare a sviluppare il suo progetto di cosiddetta "democrazia illiberale" che si ispira esplicitamente ai presidenti russo e turco, Putin ed Erdogan. Il partito di Orban ha ottenuto, infatti, 133 dei 199 seggi, percentuale che consegna nelle sue mani i due terzi dell'Assemblea permettendogli di apportare cambiamenti costituzionali.
Un successo quello di Orban superiore alle previsioni, che lo consacra come il capo di governo più longevo dell'Unione Europea dopo Angela Merkel.