In un clima di tensione i presidenti di Armenia e Azerbaijan, Nikol Pashinyan e Ilham, si sono incontrati per la prima volta dopo la fine del recente conflitto in Nagorno Karabakh, terminato lo scorso 9 novembre con un cessate il fuoco che ha sancito la vittoria delle truppe azere.
I due presidenti, invitati al Cremlino dal leader russo, Vladimir Putin, hanno rifiutato di stringersi la mano, ma dopo un lungo colloquio hanno firmato un accordo stilato sotto gli auspici dell'ospite russo.
In una dichiarazione congiunta, i tre presidenti hanno annunciato lo sviluppo di nuovi progetti economici e infrastrutturali comuni, che verranno supervisionati da una commissione trilaterale che dovrebbe riunirsi per la prima volta entro fine gennaio.
Forte del successo militare, Aliyev ha espresso la volontà di "lasciarsi alle spalle il conflitto", mentre Pashinyan - duramente contestato in Armenia prima della partenza per Mosca - ha ricordato che la fine del conflitto armato non ha risolto il destino del Nagorno Karabakh, parte dell'Azerbaijan, ma abitato da armeni che si sono proclamati indipendenti nel 1992 dopo una guerra sanguinosa.
Nello scorso autunno, dopo un mese e mezzo di combattimenti e più di 4.700 morti, l'esercito azero ha però riconquistato parte della regione e dei distretti circostanti, che erano occupati da tre decenni dagli indipendentisti armeni. Il cessate il fuoco è infine arrivato solo con la mediazione di Mosca, che oggi schiera sul campo anche duemila soldati come forze di pace.
Francesco Martino