Alla fine, i due rivali, il premier uscente Benjamin Netanyahu e il leader di Blu e Bianco Benny Gantz, incapaci di raggiungere da soli la maggioranza, hanno optato per un governo di emergenza nazionale alla cui guida si avvicenderanno a metà mandato.
Il capo dello stato Rivlin aveva dato tre settimane di tempo al parlamento per risolvere questa crisi politica senza precedenti per Israele, ma il negoziato tra i suoi due principali protagonisti è andato avanti nonostante il fallimento formale dichiarato la scorsa settimana. Ancora una volta Netanyahu ha dato prova delle sue sette vite e sarà lui a guidare l'esecutivo nei primi 18 mesi dopo di che gli subentrerà Gantz che dopo una carriera militare è entrato in politica un anno e mezzo fa, con un'iniziativa più o meno centrista, ma che per molti versi, soprattutto per quel che riguarda il conflitto arabo-isrealiano, ricalca la linea della destra e i due nuovi partner politici sono praticamente d'accordo sul piano Trump che consente allo stato ebraico di annettersi gran parte dei territori occupati. Gantz che era sceso in campo con il motto Mai con Netanyahu, ha finito per mangiarsi il rospo e il suo avvicinamento all'avversario che il mese prossimo sarà processato per corruzione gli è costato una spaccatura del suo blocco politico. Se la commissione per le nomine giudiziarie sarà guidata dal ministro della giustizia, andato a Blu e Bianco, Netanyahu si è assicurato il diritto di veto sul nuovo procuratore generale e la sua squadra. Comunque, per sei mesi nulla cambia, questo per dare la precedenza alla lotta contro il coronavirus che sarebbe stata il motivo principale che ha indotto Gantz ad accettare il compromesso. Il nuovo governo avrà per il momento 32 ministri con Netanyahu premier nella prima fase e Gantz ministro della difesa, a questo proposito il leader di Blu e Bianco lascerà la presidenza della Knesset, poi dopo, 18 mesi, prenderà, come detto, il posto di Netanyahu, una formula già sperimentata dopo le elezioni del 1984 quando il mandato di premier se lo divisero Shimon Peres e Yitzak Shamir. Grande la delusione degli ex alleati di Gantz e della sinistra israeliana che ieri è anche scesa in piazza a Tel Aviv, per non parlare dei palestinesi, ormai sull'orlo della rassegnazione.
Boris Mitar