Il presidente statunitense, Donald Trump, si è recato a Dayton, in Ohio, ed a El Paso, in Texas, teatri delle due sparatorie avvenute nel fine settimana, nelle quali sono morte in tutto 31 persone, per incontrare i famigliari delle vittime. In entrambe le città è stato accolto da manifestazioni di protesta.
Le proteste contro Donald Trump erano incentrate tutte sulla sua contrarietà alla restrizione sulle armi. I manifestanti, inoltre, hanno voluto sottolineare che l'aggressore di El Paso sarebbe stato ispirato proprio delle sue dichiarazioni. Il candidato alle presidenziali 2020, Beto O'Rourke, ha definito Trump un provocatore razzista.
A Dayton invece accuse ancora più dure contro il capo dello Stato americano, incolpato di aver causato la strage con la sua "retorica esplosiva" che aumenta le divisioni raziali e politiche nel Paese.
I democratici sono in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2020 e lo accusano di aver alimentato, dopo due anni alla guida del Paese, razzismo e suprematismo bianco. Un concetto ribadito con fermezza dall'ex vicepresidente, Joe Biden.
La contestazione più dura si è registrata nella città texana al confine col Messico, dove il giovane killer Patrick Crusius, 21 anni, ha preso di mira la comunità ispanica dopo aver scritto sui social di "invasione del Texas".
Le stesse parole usate, più volte, dallo stesso Trump, che proprio di El Paso aveva fatto il centro della sua battaglia per costruire il muro, sfidando la volontà della popolazione locale.
Inoltre, nelle ultime ore è uscita la notizia che la madre di Crusius chiamò la polizia alcune settimane prima della sparatoria, preoccupata dal fatto che il figlio possedesse un fucile d'assalto. A rivelarlo, secondo quanto riporta la Cnn, sono i legali della famiglia. La donna contattò la polizia di Allen, la città texana di residenza, ma l'ufficio con cui la fecero parlare le rispose che alla sua età il figlio poteva legalmente acquistare un'arma di quella tipologia.
Davide Fifaco