Gli attacchi si sono svolti nel quadro di un'operazione internazionale condotta in coalizione con Francia e Gran Bretagna. Secondo il Pentagono sarebbero stati colpiti tre siti di stoccaggio e produzione di agenti chimici situati a Damasco e Homs. L'Osservatorio siriano parla di tre centri di ricerca scientifica andati totalmente distrutti. Sempre secondo la stessa fonte, il governo siriano aveva già in precedenza evacuato le basi militari e gli aeroporti presi di mira. Il segretario della difesa statunitense James Mattis ha affermato che l'attacco è stato proporzionato ma pesante. La premier britannica Theresa May precisa invece che non si è trattato di un intervento nella guerra civile siriana, ma di un'azione limitata con obiettivi precisi che non punta a causare un'escalation nella regione. "L'obiettivo non è un cambio di regime, ha detto, sottolineando che non c'erano alternative all'uso della forza. Dura la replica dell'ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, che avverte: "Le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati non rimarranno senza conseguenze". Il presidente Donald Trump rimane intanto fermo sulla sua posizione, evidenziando come l'attacco sia una diretta conseguenza del fallimento della Russia nell'impedire al presidente siriano Bashar al Assad di utilizzare armi chimiche.