Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha affermato che le discussioni tra i capi della diplomazia americana e cinese sono state "dure e dirette", come previsto. Nonostante le tensioni, "siamo stati in grado di avere una conversazione molto franca", ha detto il segretario di Stato, Anthony Blinken.
I cinesi invece hanno lasciato l'Alaska senza fare dichiarazioni, durante l'incontro hanno principalmente difeso la propria sovranità e rifiutato le interferenze degli Stati Uniti nei loro affari interni. Il capo della diplomazia del Partito comunista di Pechino, Yang Jiechi, ha detto successivamente ai media cinesi che "i colloqui sono stati sinceri, costruttivi e vantaggiosi, ma, naturalmente, ci sono ancora differenze tra le due parti", che però "dovrebbero seguire la politica di nessun conflitto. La Cina difenderà fermamente la sovranità nazionale, la sicurezza e lo sviluppo", ha aggiunto. Anche secondo il ministro degli Esteri, Wang Yi, si tratta di "una questione di principio"; gli americani "non dovrebbero sottovalutare la nostra determinazione a difendere la sovranità".
Blinken ha poi affermato di non essere rimasto sorpreso dalla reazione difensiva di Pechino, soprattutto quando si era parlato di diritti umani, cyberattacchi e pressioni nei confronti del Taiwan. Nel contempo, le due parti hanno trovato un punto in comune riguardo l'Iran, la Corea del Nord, l'Afghanistan e i cambiamenti climatici. "Riguardo l'economia, il commercio e la tecnologia ... agiremo in modo da tutelare completamente gli interessi dei nostri lavoratori e delle nostre società", ha detto ancora Blinken.
E. P.
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